Il complesso seicentesco di San Girolamo è un opera architettonica unica e di straordinaria importanza a livello internazionale con la quale Gaspare Vigarani ha tradotto in architettura la glorificazione della Passione e Morte di Gesù.
La costruzione del complesso chiesastico dei Santi Girolamo e Vitale ha fatto riferimento agli elementi presenti in un “Programma ispiratore” dettato dalla Confraternita nel XVII secolo. Questi elementi sono stati tradotti sapientemente in “unità architettonica” dall’illustre architetto Gaspare Vigarani “Ingegnere e Soprintendente generale delle Fabbriche alla Corte del duca Francesco I d’Este”.
Gerolamo Beltrami, il “capo-costruttore”, assieme a Francesco Mora e Pietro Ancini scultore, accompagnò Vigarani anche nei lavori della chiesa di Sant’Agostino in città.
Il “Programma” proposto è molto dettagliato e rigoroso, frutto di una committenza esigente e colta, alla quale il Vigarani ha risposto con altrettanta professionalità, grazie alla sua vasta esperienza (apparati effimeri di feste laiche e processioni religiose, teatri, chiese…).
I diversi luoghi che costituiscono San Girolamo invitano ad una ricerca interiore che coinvolge tutti ancora oggi dopo secoli di storia. L’architetto Gaspare Vigarani, abituato a lavorare per la corte del duca estense Francesco I e perfino per il Re Sole in Francia, è riuscito a realizzare con il suo magistero di architetto ciò che la gente gli aveva richiesto e cioè una chiesa capace di attrarre e accogliere al suo interno tutti indistintamente.
Apparteneva alla Confraternita anche un certo Ippolito Pratonieri che si recò in Terra Santa, affrontando mille e mille vicissitudini dovute ad un viaggio avventuroso ed estenuante.
Il suo viaggio fu determinante, non tanto per l’esplorazione di luoghi sconosciuti della terra di Gesù Cristo, della sua Passione, morte e risurrezione, ma per aver vissuto e tradotto questa esperienza in un disegno che si è portato a Reggio: quello del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Quel disegno racchiude in sé anche il ricordo vissuto da Pratonieri della luce che inondava il Santo Sepolcro nello spazio della Rotonda dell’Anastasis, cosiddetta della risurrezione. In quel complesso voluto da Costantino a Gerusalemme, grazie a quindici grandi finestroni e all’oculo zenitale dell’articolazione della cupola, la luce è stata trattata come materia compositiva al fine di esaltare, più che la morte di Cristo, la sua Pasqua.
Luogo
Via San Girolamo, Reggio Emilia
Anno di realizzazione
2007